Quando si è trattato di scegliere quale libro presentare nell’articolo di esordio di questa rubrica, mi sono trovato nell’imbarazzo della scelta. Sono infatti molte le pubblicazioni di autori astigiani che sono apparse nelle librerie in questi ultimi anni. Ho deciso di iniziare con quello che ho letto per ultimo, un romanzo che ha fatto parlare tantissimo ben oltre i confini della nostra provincia e regione.
Libro dell’anno Fahrenheit 20222, vincitore del Premio Mastercard Letteratura e del Premio letterario Mario La Cava 2023, fa parte della rosa dei dodici candidati al Premio Strega, “Ferrovie del Messico” a cura di Laurana Editore dell’autore astigiano Gianmarco Griffi, è la scelta obbligata.
La storia.
Siamo ad Asti nel 1944 sul finire della guerra. I tedeschi sono ancora in Italia e i partigiani cercano di combattere l’invasore. La storia è piena zeppa di personaggi ma, tra tutti ne spiccano alcuni che reggono il ritmo e il filo conduttore. Primo fra tutti Cesco Magetti combattuto fra due scogli che sembrano insormontabili. Un terribile mal di denti (che considerato il suo atavico terrore per il dentista sembra irrisolvibile) e il compito che gli è stato assegnato: disegnare la mappa delle Ferrovie del Messico, non certo più facile da portare a termine. Tutto ruota intorno a questo incarico che, in realtà, non si capisce neanche bene perché debba essere svolto e da dove sia arrivato. Partito dalla Germania si è posato via via sulle scrivanie di vari funzionari per poi piombare letteralmente sul povero Cesco, fascista, arruolato nelle fila dei militari della Repubblica di Salò.
I personaggi.
Il mondo di questo romanzo è popolato da decine di personaggi tra cui spiccano la Tilde, di cui Cesco è follemente innamorato, e il suo fidanzato Steno, partigiano senza armi.
Troviamo Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo amico; due Marie; Bardolf Graf, impiegato amministrativo; Ettore e Nicolao, misteriosi clienti fissi del night club segreto l’Aquila agonizzante; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, alcolista e oppiomane; il terribile Obersturm-bannführer Hugo Kraas, spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d’orfanatrofio di Ettore e Nicolao, violentata, uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, morto bambino.
Le vicende di queste donne e uomini si intersecano tra loro insinuandosi nella spasmodica ricerca di Magetti sempre accompagnato dal suo mal di denti. Pur narrando di un periodo particolarmente triste e denso di eventi cupi e drammatici, durante la lettura si viene sorpresi addirittura a ridere. Questo aspetto quasi goliardico però ci porta a ragionare come in molte occasioni i destini degli ultimi, dei goffi, dei disagiati, anche senza volerlo, diventano forme di boicottaggio del potere e dei suoi piani deliranti. Un romanzo d’avventura, o forse di sventura, un romanzo contro la guerra, fantastico, un romanzo anche geografico, “un libro che contiene tutto”, come sostiene Marco Drago nella postfazione.
Gian Marco Griffi è autore di un’opera dotta, dal grande spessore letterario, destinata a restare, un’opera sul grottesco dei regimi, che dissacra il mondo militare e tutta la farsa sul quale si regge, che smaschera tutto il lato ridicolo delle guerre. E’ una lettura “impegnativa”, se non altro per la mole (824 pagine), che richiede particolare attenzione per non perdersi tra i numerosi personaggi ma vale sicuramente la pena di buttarsi nell’impresa!
L’autore.
Gian Marco Griffi è un autore italiano. Piemontese, cresciuto a Montemagno, ha studiato filosofia all’Università di Torino.
Da sempre appassionato di scrittura e dotato di una spiccata immaginazione, ha pubblicato racconti per Cadillac, Ammatula, Argo, YAWP, Scorretto Magazine.
Tra i suoi titoli ricordiamo, Più segreti degli angeli sono i suicidi (bookabook, 2017), Inciampi (Arkadia, 2019) e Ferrovie del Messico (Laurana Editore, 2022), libro candidato al Premio Strega 2023.
Le mappe.
Nel romanzo tutto ruota sull’impresa faraonica di disegnare le mappe delle Ferrovie del Messico, quindi ho pensato di fare qualche domanda a chi le mappe le ha disegnate davvero: Silvia Perosino che ha anche creato al copertina.
Vale News: Come è accaduto che ti sei trovata ad illustrare uno dei casi editoriali dell’anno?
Silvia: Disegno da tempo, e nel corso degli anni, a livello locale, ho collaborato con piccole realtà editoriali o con amici che necessitavano di illustrazioni in diversi ambiti. Una manciata di anni fa, era da un po’ che non avevo occasione di mettermi alla prova con qualcosa legato all’illustrazione, mi svegliai con il desiderio acuto e improrogabile di voler illustrare qualcosa, una sorta di necessità. Aprii Facebook. Trovai un post in cui un astigiano, mai visto né conosciuto nonostante abitasse due vie sotto casa mia, cercava un illustratore. Gli chiesi se un’illustratrice andava bene lo stesso. Andava bene. L’autore era Gian Marco Griffi.
E necessitava di qualcuno che provasse a mettere bianco su nero in disegno quello che lui aveva messo nero su bianco in parole. Ed è così che sono iniziate una collaborazione e un’amicizia con Gian Marco, ed una smodata passione per la sua scrittura ed i suoi personaggi. Era il 2017 e stava per essere pubblicato “Più segreti degli angeli sono i suicidi”, all’interno del quale sono finite anche tutta una serie di mie illustrazioni. Quando poi si è concretizzato il progetto di pubblicare “Ferrovie del Messico”, Gian Marco mi ha proposto di partecipare al progetto in veste di illustratrice, servivano due mappe con le quali aiutare i lettori a districarsi nei percorsi descritti nel libro.
V: E poi è arrivata la richiesta per la copertina…
S: Così, nell’inverno del 2021, mi rifugiavo dalla follia tutta intorno seminata dalla situazione emergenziale disegnando come una forsennata mappe di Asti e di Asti e dintorni. Nevicava e io disegnavo girasoli, c’era il sole e io annebbiavo lo schermo là dove c’erano il niente e la curandera. Ancora non lo conoscevo bene, ma seguivo il povero soldato Cesco Magetti nel suo peregrinare per le vie di una Asti ormai teoricamente scomparsa ma così presente e viva che la potevo sovrapporre alla mia, e tornando a casa dire ecco, qui Cesco ha fatto questo e là quello e là chissà, che ancora non l’ho letto mica tutto ‘sto romanzo.
È poi arrivato Gennaio. Un gennaio furibondo, abbrutito da covid e restrizioni, un gennaio che non lasciava presagire nulla di buono. Ma era anche un gennaio che vedeva appunto lavorare alacremente alla copertina di ferrovie del Messico, che non avevamo ancora ben definito.Gian Marco avrebbe voluto un Cesco calavera mugugnante per il mal di denti, vagolante fra Monferrato e Messico. Poi si è iniziato a pensare ad un’alternativa, tipo qualcosa che prendesse spunto dalla santa disegnata sulla mappa interna. Allora ho iniziato a pensarci su, io penso sempre molto quando devo tirare giù terra un disegno dal mondo delle idee dove si nasconde. Avevo una Santa, un treno.
Un ponte sospeso. E tante sensazioni legate alla lettura di stralci di libro. Ed è arrivata lei. Una Santa Brigida che alza le vesti ed accoglie nelle sue viscere i viaggiatori che osano sfidare la sorte. Una Santa Brigida che poggia salda su un teschio dalle fauci spalancate, vanitas e memento mori, nelle quali sta per scomparire un treno, quel treno che invita a cogliere l’attimo, quell’attimo che passa e forse va proprio come il treno che passa una volta sola e poi più oltrepassando un ponte sospeso, sospeso su cosa chissà. A fine gennaio questa versione era conclusa, mandata al vaglio per la decisione finale. E adesso è li, ed ogni volta che la vedo mi strappa un sorriso di soddisfazione, e mi chiedo chissà se si capisce, l’invito di questa Santa Brigida, a lasciarsi trasportare nel viaggio fra pagina 9 e pagina 805.
V: Quando parli di Ferrovie del Messico i tuoi occhi si illuminano…
S: È un bel libro perché è un bel libro anche esteticamente, a guardarlo fa venire voglia di accarezzarlo con voluttà e sfogliarlo per sentire che odore avrà mai. È un libro dalla grafica minimale, spesso contestata proprio per questo suo minimalismo. Indubbiamente la scelta del bianco e nero, della grafica asciutta e minimale, non è certo quella di chi vuole buttarsi nella mischia e sgomitare fino a vincere la partita a chi urla più forte. Per contro, trovo che invece prodotti come quelli della collana Fremen della Laurana si staglino nella massa proprio per la loro non necessità di utilizzare stravaganze a tutti costi. Un libro così, non solo quello di Gian Marco, intendo in linea generale, rimane saldo per quello che è,_ cioè tutta la storia racchiusa fra prima e quarta di copertina. Per il contenuto.
È un libro che attira l’attenzione, proprio perché non è disperatamente alla ricerca di attenzione. Per quanto non sia la mia prima copertina, è comunque la prima volta che un mio disegno lo vedo comparire a destra e manca dove meno me lo aspetto, ed è una cosa strana e curiosa e comunque piacevole. E stato un piacere, perché mi pare evidente che in Gian marco scrittore credo molto, e sarebbe rimasto un piacere anche se ferrovie non avesse avuto la risonanza che ha al momento. È un bel libro, e onestamente sono molto orgogliosa di far parte di qualcosa di bello.
Quella di Ferrovie del Messico è un’avventura che è come un viaggio nel quale mi sento una passeggera un po’ clandestina, ma di cui godo ogni fermata ogni volta che posso. Gian Marco spesso mi concede il piacere di accompagnarlo durante alcune presentazioni in veste di lettrice. Ed è sempre una scoperta. Di quanto il libro sia bello da leggere ad alta voce, di quanto le persone che lo hanno letto possano essere entusiaste, genuinamente, di far parte di un qualcosa di collettivo legato ad una storia inventata.
Passare del tempo con chi viene ad ascoltare l‘autore, sentire cosa hanno da dire, scambiare opinioni in merito alla scrittura, ai personaggi preferiti, fanno parte di quel bagaglio emotivo che i viaggi aiutano a creare.