Se, capitando nell’Alto Monferrato Astigiano, vi lasciaste guidare dall’istinto, assecondando la curiosità che spesso spinge ad esplorare luoghi nuovi solo perchè se ne intravede un particolare che attira l’attenzione, potrebbe facilmente accadere anche a voi di rimanere attratti dalla pittoresca linea dell’orizzonte disegnata dal paese di Fontanile, piccolo ma interessante comune dell’astigiano.
Da qualunque punto voi possiate arrivare, con ogni probabilità il vostro sguardo sarebbe calamitato dall’imponente mole della cupola della chiesa di San Giovanni Battista: 52 metri di altezza per 16 di diametro, culmine di una parrochiale costruita in stile eclettico con caratteri neogotici, costruita sul finire dell’Ottocento su disegno dell’architetto Francesco Gualandi.
Nell’eventualità di un vostro arrivo dall’alessandrino, o comunque dalla parte più a sud, sud est del territorio, le prime indicazioni per Fontanile vi porterebbero verso uno dei primi punti di interesse panoramico del paese, la Big Bench verde acqua, circondata dai vigneti, all’ombra di tre querce: il posto più indicato per una sosta di ristoro nella quiete della natura, immersi nei colori e nei rumori, o nei silenzi, di questi luoghi. Se si potesse far scorrere lo sguardo come un fiume che segue i crinali delle colline del lato opposto, poco distante, verso il fondo valle, si potrebbe fare caso anche alla presenza di uno dei numerosi alberi monumentali presenti sul territorio regionale: un salice bianco dell’altezza di 17 metri, con un fusto dal diametro di 530 centimetri, il cui tronco, in un abbraccio intricato ma armonioso di legni, ospita anche un noce, una quercia e un ciliegio.
Il progetto: la scelta dell’affresco fra tradizione e riqualificazione urbana.
Proseguendo il viaggio verso il centro abitato, l’attenzione dapprima rapita completamente dalla mole del cupolone all’orizzonte, via via più vicino ed avvolgente, incomincerebbe ad essere attirata da alcune pitture murali. Dapprima sembrerebbe di incontrare una macchia di colore inusuale, poi un’altra, fino a rendersi conto di essersi immersi in un racconto per immagini che porta indietro nel tempo; e questo, è quanto accaduto anche a me, nel mio primo casuale incontro con Fontanile e le sue pitture. La prima la si può trovare lungo via Roma, poco antecedente all’entrata in paese: è “La storia dell’automobile”. Su una poco appagante, esteticamente parlando, stazione di ricarica Enel ora alcune auto d’epoca ritratte a colori vivaci tratteggiano una breve storia dell’automobile. Poco più avanti, sui muri dell’attuale Biblioteca Civica, “Il Girotondo” ci rammenta, con le delicate figurine danzanti, che nel 1710 l’edificio ospitava una scuola femminile.
Il progetto di decorazione e conseguente riqualificazione urbana dei muri del paese nasce alcuni anni fa, nel 2017 e da allora, dacché è stato presentato alla popolazione suscitando fin da subito notevole entusiasmo, ha piano piano trasformato il centro in una enorme tela a cielo aperto, dove il pittore locale Luigi Amerio contribuisce, con la sua maestria, a raccontare sempre nuove storie.
Proseguendo di qualche metro, all’interno di un cortile, un arco trasformato in palcoscenico, con tanto di sipario rosso, ci tarsporta nel bel mezzo di un “Saggio scolastico dei bambini“, o meglio, ci inserisce con loro nel dietro le quinte, a vederli ultimare la preparazione mentre il pubblico via via prende posto.
Storie di paese, storie di uomini e donne.
A questo punto converrebbe, con la macchina, recarsi al comodo parcheggio di via Trento Trieste, per abbandonare l’auto e iniziare una passeggiata per le vie del paese alla ricerca di tutti i dipinti; qui si potrà avventurarsi alla scoperta di alcune delle pitture più estese dei muri di Fontanile: infatti ad accoglierci nel parcheggio, il lungo dipinto, uno dei primi ad essere realizzati, che descrive “il Fosso“: 56 metri di cemento ridipinti mattone per mattone ad imitare un’antica muratura, dove viene ricostruita la storia del Paese e del suo fossato navigabile, luogo dove le donne lavavano i panni ed i ricchi signori erano disposti a pagare per una gita in barca.
Sempre in piazza, attigua al muraglione, troviamo “Gita in bicicletta”: un ricordo dell’impresa di cinque ciclisti del paese che, nell’agosto del 1912, compirono un viaggio di circa seicento chilometri recandosi in Svizzera con le loro biciclette.
Fuori dalla piazza, sul muro del caseggiato antistante, una delle realizzazioni più recenti all’epoca di una mia seconda visita, ci fa immergere in una serie di scene di vita rurale tipiche di un paese di inizio del secolo scorso:
una bambina che mangia un gelato, tre anziani seduti su di una panchina a scambiarsi impressioni, una bicicletta appoggiata ad una porta, un contadino che accompagna il carro dei buoi: questi i soggetti di ” Saggezza contadina: un ritrovo per la chiacchiera” e “Vita contadina a La Torretta“.
Il percorso pittorico nell’interno delle vie.
Possiamo ora addentrarci all’interno delle vie: qui, inserite con tale naturalezza nel contesto da non sembrare neppure pitture, possiamo trovare “l’Antica spezieria” e “la Signora Michelina si affaccia alla finestra“. Proseguendo sempre su Via Roma, subito dopo aver oltrepassato quella cupola che in fondo fin qui ci ha attratto, una sorridente signora in abiti medievali sembra volerci far accomodare all’interno della sua “Antica Sartoria“, dove altre clienti stanno attentamente valutando alcune pezze di stoffa colorata, e a seguire, due dipinti che ci portano ancora al Medioevo con “L’Armeria“.
Decidendo di scendere dalla parte opposta, verso via Marconi, all’interno di un muro che accompagna all’interno del cortile di una delle case, troviamo una nuova raffigurazione di vita agreste, tipica delle campagne fino a pochi decenni fa: in “Spannocchiando il granoturco” ci troviamo come le nostre nonne, sull’aia, al sole, a liberare le pannocchie di granturco dalle foglie per poterle porre al sole ed in seguito sgranare, nel contempo ottenendo quella parte di torsolo nudo che una volta secco in inverno veniva usato per ravvivare stufe e putagè.
Sempre lungo via Guglielmo Marconi, fra un palazzo ed un muraglione, arriviamo a lambire un altro muro
dove campeggia “il gatto all’ombra del vaso“; ancora qualche metro, ed ecco sulla sinistra apparire un seicentesco “Armigero con cavallo“, una delle varie guardie impegnata nel far abbeverare la sua calvalcatura in una polla d’acqua, “acqua che scorre”, se alziamo lo sguardo, direttamente dai gradini della scalinata che conduce nuovamente in Via Roma, all’altezza del già citato affresco con il saggio scolastico. Da qui, possiamo ritornar sui nostri passi, percorrendo via S. Giusepe fino a Vicolo Rebuffo, dove, alla cima di una scalinata in pietra, ci osservano divertiti “Tre Bambini e un capretto“. Sempre a ritroso verso la chiesa, il suggerimento è di andare a cercare via Paramuro, fino a scovare la scalinata che vi potrà condurre nella sottostante piazza Trento
Trieste.
La conclusione del percorso pittorico.
Nel frattempo, ci si può godere il paese, le sue mura, cercare la Torre degli Ansaldi, l’unica delle quattro torri poste agli angoli del primo ordine di mura, o i resti della Porta Ottoniana e della Porta Maestra, che nel X secolo delimitavano gli ingressi della seconda cinta muraria.
Arrivati alla scalinata, ci si può immergere in un nuovo racconto: lungo tutto il percoso verrete accompagnati dai protagonisti delle “prove musicali sul terrazzo” e dai numerosi bambini de “il gioco del nascondino“.
A questo punto il giro nella storia del paese sta per concludersi, e diventa necessario ritornare nella tridimensionale realtà della nostra quotidianità, riemergendo da quei muri, nei quali ci siamo sentiti trascinare un poco dentro, tramutati anche noi in colori per qualche minuto.
Un progetto in continuo aggiornamento.
Ritornati al parcheggio, con un ultimo sguardo alla cupola che ci ha attirato in questa storia di storie dipinte, possiamo quindi prendere l’automobile e dirigerci verso due affreschi visitabili ma poco fuori dal paese. Sul tragitto, possiamo anche concederci una deviazione verso l’antico lavatoio pubblico, risalente al 1687. Una sosta breve, prima di raggiungere le Cantine di Fontanile, dove campeggia una vendemmia, di quelle di una volta, degli anni Cinquanta, quando vendemmia era lavoro ma anche festa. E poi, ancora una volta, alla ricerca di via
Mignone, per trovare il muro con “Cane e pianta di melograno“, e l’ultimo murales, anche se il progetto è in continua espansione, quindi ultimo è termine improprio, che possiamo trovare in strada Zunchetto, presso Cascina Vespa: un dipinto lungo cinque metri ed altro tre, raffigurante, in tutta la sua maestosa e semplice bellezza, il “Panorama Unesco“.
Come accennavo, quello de “I muri raccontano” è un progetto che continua ad arricchirsi di contributi pittorici, pertanto dall’ultima volta in cui ho avuto il piacere di passeggiare per le vie di Fontanile altri murales sono stati realizzati, ne sono un esempio lungo il percorso di via Roma, il “Venditore di sale” ed un lungo dipinto che celebra le campane di Fontanile.
Ma, questa, è un’altra storia e non mancherà occasione di ritornare in paese, per scoprire le storie dipinte ed approfondirne tutte le sfumature.